
Voronin (a sin.) con Lupu
Nei giorni scorsi a meno di una settimana dalle elezioni legislative che lo scorso ventotto Novembre sostanzialmente hanno lasciato la Moldova nell’incertezza politica in cui si trovava sinora, un inviato russo di caratura, il capo dell’Amministrazione Presidenziale Serghei Nariskin, è volato a Chișinău per ricordare ai politici locali “il grande interesse” che Mosca nutre per l’evoluzione politica della piccola Repubblica ex- sovietica costretta tra Prut e Nistro. Sia ben chiaro, comunque, che il “grande interesse” di Medvedev per Chișinău è della stessa natura del cosiddetto “aiuto ai popoli fratelli” messo in atto nel 1956 dai sovietici nei confronti degli ungheresi che da un giorno all’altro si trovarono il paese invaso dai carri armati dell’Armata Rossa.
Il Cremlino vuole assolutamente bloccare ogni processo di avvicinamento della Moldova all’Unione europea e non è un mistero come, oggi, i governi di Mosca e della “normalizzata” Kiev siano ossessionati dall’idea di una possibile annessione di gran parte del povero paese dell’Europa orientale alla vicina Romania, che concretamente vorrebbe dire un ulteriore processo di espansione verso est della Nato. L’eventuale unione tra Bucarest e Chișinău probabilmente è per ora scritta solamente nel libro dei sogni, ma per l’establishment ucraino e russo, inspiegabilmente, rappresenta una minaccia concreta ed attuale.
Nariskin, quindi, è volato a Chișinău ed ha riunito all’ambasciata russa Vladimir Voronin, il leader del Comunisti moldavi, e Marian Lupu, ex- comunista ora leader del Partito Democratico, spingendoli verso un accordo di governo per i prossimi anni.
Sarebbe un governo che non risolverebbe l’attuale impasse istituzionale in cui è caduto il paese da più di un anno a questa parte, giacché i cinquantasette seggi di cui godrebbe la nuova maggioranza di governo le permetterebbero di formare l’esecutivo e di eleggere il Presidente del Parlamento, ma non di eleggere il Presidente della Repubblica. Per quest’ultima elezione sono infatti necessari almeno sessantun voti in Parlamento.
Voronin già ha annunciato alla stampa di aver raggiunto un accordo di governo con Lupu e di poter varare insieme ai democratici un governo che rassicuri gli interessi di Mosca sulla regione, ma, dal canto loro, questi ultimi, che alle legislative hanno conseguito 15 seggi, non confermano, anzi.
Il Presidente onorario dei Democratici, Dumitru Diacov, ha affermato di fronte ai giornalisti che “le informazioni circa un accordo di governo stretto con i comunisti non sono corrette, giacché per ora non se ne è parlato alla Direzione nazionale del Partito”. Il Capo interinale dello stato, e cioè il liberale Mihai Ghimpu, dopo essersi incontrato a sua volta con Lupu ha affermato invece che “non tutto è perduto” e che esiste ancora la speranza di ripetere l’esperienza del governo tripartito Liberali, Democratico- liberali e Democratici, meglio nota come Alleanza per l’Unione europea, che avrebbe in Parlamento una maggioranza di cinquantanove seggi.
Sarebbe l’alleanza di governo più naturale, considerato il risultato elettorale, ma l’impressione è che Chișinău sia troppo vicina a Mosca e troppo lontana, anche geograficamente, da Bruxelles. L’attuale premier moldavo uscente Vlad Filat, invece, non è stato per ora consultato né da Voronin, né da Lupu, né dall’inviato russo. Ostentatamente, anzi, Nariskin lo ha estromesso dalla partita che Mosca vorrebbe giocare a Chișinău.
Per contrastare questo tentativo di neo-colonialismo russo i simpatizzanti liberal-democratici, il partito di Filat, appoggiati dai liberali di Ghimpu, hanno organizzato per lunedì prossimo una grande manifestazione a Chișinău in appoggio all’Alleanza per l’integrazione europea ed in funzione anti-comunista. Potrebbe essere l’inizio di una nuova “rivoluzione arancione”. Chissà se i Democratici di Lupu saranno della partita.
Source: UNIMEDIA via legnostorto.com |